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RisVegliare e SOStenere: incontro con gli educatori


Per la Settimana dell’Educazione, che ogni anno unisce nella preghiera e nella riflessione gli oratori della nostra Diocesi, anche da noi sono stati previsti alcuni appuntamenti. Il primo si è tenuto la sera di lunedì 24 gennaio, all’oratorio di San Barnaba. Invitati erano tutti coloro che si occupano dell’educazione dei ragazzi, sia nei gruppi per fasce d’età, sia nelle società sportive e nel gruppo scout.

I membri del Cerchio dei Saggi, ovvero i componenti del Consiglio dell’Oratorio, hanno infatti preparato quell’appuntamento per interpellare gli educatori sulle basi che serviranno per stendere il Progetto Educativo, secondo il cammino che da tre anni sta impegnando tutti gli oratori diocesani. Come ha precisato don Giovanni nella sua introduzione, si tratta non tanto di un’incombenza comune, quanto di un’opportunità per fare il punto sul nostro stile educativo e darci degli obiettivi.

Il primo è stato individuato nelle direttrici che sono state individuate per il nostro cammino di oratorio nei prossimi due anni: spiritualità e aggregazione. Due concetti che si richiamano a vicenda, come in quella definizione dei cristiani come contemplattivi coniata da don Tonino Bello, ora Venerabile. Un gioco di parole che non sarebbe dispiaciuto a quest’ultimo era presente anche nei verbi che davano titolo alla serata, scritti proprio come indicato, e che segneranno il cammino dei prossimi due anni. Il loro complemento oggetto è la fede, che ha bisogno di strumenti perché emerga e, quindi, alimenti la vita degli educatori e dei ragazzi: non c’è infatti nessun ambito oratoriano che non sia toccato da essa, nemmeno lo sport.

La prima metà dell’incontro è servita proprio a interpellare i presenti su cosa sia per loro la fede e su cosa abbia dato alle loro vite. Le risposte ricevute hanno delineato un quadro assai confortante. Per i nostri educatori, infatti, la fede è essenzialmente qualcosa che non può essere separato dalla vita, che fornisce valori e criteri su cui conformarla, che viene alimentato dall’incontro con autentici testimoni e che stimola alla testimonianza.

Altri hanno raccontato come, per loro, la fede sia inscindibile dalle esperienze vissute in oratorio, capaci a volte di dare anche salvezza da periodi difficili. Molto efficacemente, qualcuno l’ha paragonata a un faro: visto da dentro è una luce per vedere chi sta in acqua, da fuori è qualcosa che ricorda che esiste una riva e bisogna fare di tutto per raggiungerla.

Nella seconda parte, dedicata al lavoro a gruppi, gli educatori hanno discusso per una ventina di minuti, per definire delle azioni pratiche per trasmettere la fede ricevuta. I rappresentanti del gruppo preadolescenti hanno immaginato un paio di giorni di convivenza, anche con pernottamento, per far uscire i ragazzi dalla loro realtà e farli prendere cura l’uno dell’altro. In questi due giorni dovrebbero essere previsti anche momenti di ascolto della Parola, sperando che in questo modo possano pensare alla propria fede.

Il presidente e gli allenatori di USSB hanno invece prospettato delle iniziative per sentirsi squadra e coinvolgere, per conoscersi oltre lo sport e, allo stesso tempo, non escludano il racconto della fede. Serviranno anche momenti per fare comunità, conoscere i coetanei dei gruppi educativi ma anche oltre, come ad esempio uscite e momenti residenziali.

Gli esponenti dell’A. S. Fenice hanno pensato a confermare un evento che soddisfa loro, i ragazzi e le famiglie: una cena multietnica, dove ciascuno partecipa con i propri cibi tipici. Gli educatori degli adolescenti, infine, hanno sentito l’urgenza di trovare modi per proporre in modo più coinvolgente la lectio divina e, soprattutto, per far capire che il cristiano non è una persona infelice o sventurata.

Tirando le fila dell’incontro, don Giovanni ha riconosciuto come gli interventi degli educatori abbiano confermato che la fede la s’incontra in esperienze che diventano il tessuto della vita. È successo così anche per David Sassoli, recentemente scomparso, formatosi nella spiritualità di figure come Giorgio La Pira, padre Turoldo e il cardinal Martini: un segno di come la Chiesa continui a partorire esempi, anche in positivo.

Ha poi riconosciuto che quasi tutti i presenti hanno chiesto occasioni di silenzio: la nuova destinazione della casa canonica dei SS. Pietro e Paolo ai Tre Ronchetti servirà proprio per accogliere i gruppi che intendono avere esperienze di vita comune. Devono essere comuni anche le esperienze di carità, chiedendo anche agli esponenti della comunità islamica a cui molti ragazzi delle società sportive fanno riferimento. Qualcosa di simile è già in atto nel gruppo di ragazzi che va in Stazione Centrale, ogni martedì, a portare vestiti e cibo ai senza fissa dimora.

Infine, anche per richiamare la visita che gli adolescenti avrebbero compiuto, mercoledì 26, a Torino e ai luoghi di san Giovanni Bosco, la riunione si è conclusa con un pensiero che si riferiva a lui, quasi come la “buonanotte” ancora in uso nelle realtà salesiane. Di fatto, la “buonanotte” se la sono data a vicenda gli educatori, condividendo e testimoniando la propria fede.

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