top of page

Gesù si è fatto povero per liberare ogni uomo e lo ha fatto fino a diventare Pane che si spezza


Martedì sera una trasmissione radiofonica invitava i suoi ascoltatori ad intervenire al telefono e raccontare i natali degli anni passati, quelli indimenticabili la cui eco arriva direttamente dall'infanzia e profuma di famiglia, di caldo, di cibi buoni che la tradizione conserva solo per questi giorni.

La cosa mi ha suggestionato non poco.

E anche io, mentre con una macchina carica di vestiti mi aggiravo sulle vie attorno alla stazione Centrale per soccorrere coi nostri giovani i senza fissa dimora, ho pensato ai miei natali di un tempo, in quella casetta di periferia, a ridosso della ferrovia...ma per pudore e ritrosia non mi ci voglio addentrare!

Voglio invece raccogliere dalla storia due racconti di Natale diventati celebri e trasformarli in augurio per l'oggi.

Il primo è il Natale del 1914 a cui si è ispirato anche un film.

Siamo sul fronte occidentale dove erano state scavate le trincee che opponevano Francia e Germania.

Di tanto in tanto, forse col favore della notte e la lontananza degli ufficiali, i soldati, intenti a spararsi, dichiaravano tregue clandestine e uscivano da quei buchi osceni in cui i potenti avevano segregato la loro giovinezza per incontrarsi, giocare assieme, riconoscendo, probabilmente guardando l'uno negli occhi dell'altro, un uomo uguale a sé, un fratello e non un nemico. Si dice che, arrivati poi al punto di non riuscire più a colpirsi anche davanti ai sacrosanti ordini dei gerarchi, quegli uomini, uno dopo l'altro, furono cambiati di trincea. Un miracolo quasi incredibile se il mio amico Ognjen non mi avesse detto che si è ripetuto anche sul fronte occidentale fra serbi e bosgnacchi durante il conflitto degli anni '90 nella ex Jugoslavia.

Auguro a te che leggi, e prima di tutto a me stesso, un Natale trasgressivo, che ti porti fuori dalla tua trincea in cui trovi sicurezza e una falsa pace della coscienza; del resto a immagine di Gesù, il Figlio di Dio, che ha rotto ogni indugio e ha deciso di venire incontro all'uomo mettendo i suoi occhi nei nostri e dicendoci che anche noi siamo figli, rivestiti di dignità infinita, fatti "poco meno degli angeli". Esci e incontra l'uomo di questo tempo e di questo spazio, riconosci in lui un fratello da amare e perdonare e con cui costruire la pace.

Il secondo Natale è quello raccontato da Dietrich Bonhoeffer. Era il 1943. Il noto teologo tedesco e protestante si trovava in carcere. Pochi mesi dopo sarebbe stato impiccato con l'accusa di tradimento al Reich avendo partecipato ad un attentato poi fallito che avrebbe dovuto coinvolgere Hitler.

Da quel carcere così scrive ai genitori: "Un prigioniero capisce meglio di qualunque altro che miseria, sofferenza, povertà, solitudine, mancanza di aiuto e colpa hanno agli occhi di Dio un significato completamente diverso che nel giudizio degli uomini; che Dio volge lo sguardo proprio verso coloro da cui gli uomini sono soliti distoglierlo; che Cristo nacque in una stalla perché non aveva trovato posto nell’albergo; tutto questo per un prigioniero è veramente un lieto annunzio".

Ti auguro la libertà interiore di Bonhoeffer ma soprattutto che la Parola celebrata possa essere la linfa dei tuoi giorni riempiendoli di senso soprattutto nelle ore della paura e della sofferenza.

E come lui, ti auguro di essere sempre un sovversivo, uno a cui non potrà mai andare bene lo status quo o di restare racchiuso nell'indifferenza per non avere problemi: piuttosto meglio peccare di interventismo che tirarsi apatici fuori dalla mischia!

Del resto come è stato Gesù, il Figlio di Dio, che si è fatto povero per liberare dall'oppressione ogni uomo come me e come te e lo ha fatto fino a diventare Pane che si spezza, deposto in una mangiatoia appena nato.

Tanti auguri "scomodi" direbbe don Tonino Bello; tanti auguri di vita in pienezza dico io in questo giorno in cui la Vita si veste di Speranza.


Don Giovanni

116 visualizzazioni1 commento
bottom of page