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Immagine del redattoreemilia flocchini

Cammino di fede con Abramo

Aggiornamento: 2 mar



Questa terza domenica di Quaresima è detta domenica di Abramo e questo nome, il nome del nostro Padre nella fede, ritorna ben undici volte nella pagina evangelica. E se domenica, con la Samaritana, abbiamo scoperto che il cammino della fede conosce la lieta fatica di tanti passi, quasi tappe di avvicinamento al mistero di Gesù, oggi con Abramo scopriamo che sul cammino della fede vi è una moltitudine di uomini e di donne. Quello della fede non è un cammino solitario e il primo compagno di strada è proprio Abramo.Nelle pagine della Bibbia ritorna una espressione che è quasi una definizione di Dio. Di Lui si dice che è il Dio dei nostri Padri, e precisamente Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, Dio di Gesù, anche lui discendente di Abramo. Dio dei nostri Padri. Dunque Dio prima di essere il mio Dio è il Dio di altri, appunto dei nostri Padri. Può essere il mio Dio perché è il Dio di altri e io lo posso conoscere proprio perché è il Dio di altri e questi altri di Lui mi hanno parlato. Se voglio conoscere Dio devo ascoltare Abramo. E dopo Abramo quanti altri amici di Dio che ne hanno ascoltato le parole e ci hanno trasmesso queste parole. Se mi domando e invito ognuno di voi a farsi la stessa domanda: Da chi io ho ascoltato per la prima volta qualcuna delle parole del Signore? Alla mia memoria appare subito un volto, quello di mia Madre e la sua mano che teneva la mia di bambino per condurmi nella nostra chiesa alla prima messa del mattino. Era maggio e io avevo il compito di servire la Messa delle ore 6.30! Quando ritorno nella mia città cerco di rifare quel percorso, molte cose dopo più di sessant’anni sono cambiate ma la strada è ancora quella. E ripercorrendola adesso, solo, non posso non ricordare con gratitudine quanti mi hanno trasmesso il dono della fede e le parole del Signore che poi ho imparato a leggere nei Vangeli. La storia delle fede di ognuno di noi è storia di una grande compagnia di uomini e donne che di mano in mano hanno raccolto, custodito e trasmesso la Parola. Nel linguaggio cristiano questo gesto del passare di mano in mano si chiama ‘tradizione’ che vuol dire appunto trasmettere, affidare ad altri quanto a mia volta ho ricevuto. E il primo che ha udito la voce di Dio che lo chiamava è proprio Abramo. Ed ha risposto senza esitazione “Hinneni, Eccomi”. Incontro persone che mi dicono il loro sincero apprezzamento per le parole del Vangelo, dicono di amare la persona di Gesù, oggi molti aggiungono la stima per papa Francesco ma poi, senza avvertire l’incongruenza, aggiungono: “Ma la Chiesa no, proprio non posso accettarla” (Come se Francesco non appartenesse alla Chiesa!). Altri amano il silenzio delle nostre chiese e vi sostano ma evitano le celebrazioni che raccolgono gente, tanta gente. Hanno come una allergia per i riti, i canti, in una parola sono solisti che non amano cantare in coro. Bisogna riconoscere che questo tramite umano che è la Chiesa è talvolta un serio ostacolo ma anche la primissima comunità raccolta attorno a Gesù non mancava di ombre. E a chi mi dice: “Gesù sì ma la Chiesa no” io rispondo semplicemente: “È dentro la Chiesa che io ho ricevuto l’Evangelo” e sento con emozione la mano di mia madre che stringe la mia di ragazzino quelle mattine di maggio sulla strada verso la nostra Chiesa. Ma dopo questa lunga introduzione vengo, brevemente, alla lunga pagina evangelica, scontro violento tra Gesù e i suoi contemporanei, tutti figli di Abramo. Che cosa vuol dire essere ‘figli di Abramo’? Vuol dire avere nelle vene il suo sangue e costituire così il suo popolo? Questa la persuasione dei contemporanei di Gesù che invece afferma : “Figli di Abramo sono coloro che fanno le opere di Abramo” vivono della fede di Abramo. Nasce, con questa parola, una appartenenza che non ha nel sangue, nella razza il suo fondamento ma nella libertà della coscienza che, nella fede, aderisce. Quante volte nel corso della storia una religione si è legata ad una appartenenza etnica, razziale o culturale. Quante volte le guerre hanno levato alto il vessillo di una fede per combattere un’altra fede. Guerre di religione si è detto e anche oggi. Ma il popolo di Dio, il popolo che Dio raccoglie nasce e si nutre della fede di Abramo, una fede che non altra parola se non l’Hinneni-Eccomi di Abramo. Parola che ritroviamo sulle labbra di Gesù, di Maria di innumerevoli uomini e donne. È bello appartenere a questo popolo, stare nel respiro grande di questa folla di credenti che non conosce discriminazioni perché Dio può suscitare figli ad Abramo anche dalle pietre e da oriente e da occidente, da nord e da sud verranno i popoli e siederanno a mensa con Abramo. Chiediamo la grazia di poter dire, ogni giorno, con Abramo: Hinneni-Eccomi.


Giuseppe Grampa



III domenica di Quaresima

Es 32, 7-13b

1Ts 2, 20-3,8

Gv 8, 31-59





Giuseppe Grampa

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