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Alzatevi e levate il capo perchè la vostra liberazione è vicina!


Di parole sulla guerra di questi giorni - come se poi fosse l'unica e la più sanguinosa - ne sono state spese tante; forse giustamente perché sta accadendo nel cuore dell'Europa a 30 anni esatti dal conflitto di cui più conosco le ferite, quello in Bosnia Erzegovina, e perché ha un volto più che mai arrogante e un potenziale distruttivo imponente.

Credo che molti di voi, come me, siano sprofondati nello sgomento e ci siamo ubriacati di notizie, reportage e interpretazioni di esperti. Ora però c'è bisogno di stringere fra le mani l'essenziale e, come nei giorni in cui infuriava la pandemia, ritorno ai brani apocalittici dei vangeli sinottici perché, se da una parte siamo davvero in uno scenario di radicale cambiamento d'epoca, in una stagione di Apocalisse, e non semplicemente in un'epoca di cambiamenti, dall'altra trovo lì le uniche parole che non umiliano la fede, sostengono la speranza e infiammano la carità: "Sentirete rumori di guerra ma non sarà subito la fine (...); l'amore di molti si raffredderà - mentre questo i discepoli non possono permetterselo - (...); alzatevi e levate il capo perchè la vostra liberazione è vicina!".

E allora propongo alla comunità tre attenzioni che vorrei fare subito mie.

La preghiera. Perché certi demoni non si scacciano se non con la preghiera e il digiuno, in questi giorni, secondo la tradizione della Chiesa e anche le indicazioni di Papa Francesco e del nostro Arcivescovo, preghiamo e digiuniamo. La preghiera a Dio non serve; serve a noi per alzare in silenzio il nostro grido di disgusto e di protesta, uniti in silenzio. Ci serve per lasciar dilagare nel cuore la pace e convertire il nostro io che spesso ricorre, in piccolo, alle strategie della violenza e della contrapposizione. Ci serve per scoprire che se Dio è nostro Padre, noi siamo tutti fratelli indipendentemente da ogni appartenenza religiosa e linguistica, culturale o etnica. Oggi pomeriggio i bambini dell'oratorio, come una rivelazione del mondo che sarà, pur se di religione diversa, hanno pregato in silenzio per la pace. Credo che la loro voce sia salita molto rapidamente al Dio che tutto vede e che converte i cuori; sicuramente a loro ha fatto bene per sognare, in quel minuto di silenzio, un mondo diverso di cui sono e saranno sempre più protagonisti. In questi giorni nelle nostre comunità pregheremo ogni giorno per la pace: con il Rosario alle 16.30 in Maria madre e alle 17.30 in san Barnaba; in ogni messa e infine al suono delle campane delle 19 che ci hanno accompagnato nei mesi duri della pandemia per chiedere di essere liberati dalla malattia e che oggi ci invitano alla liberazione dall'oppressione e dalla violenza che uccide il fratello.

La seconda attenzione vorrei che risuonasse con l'invito che don Tonino Bello rivolse ai pacifisti di allora riuniti a Verona: "In piedi, costruttori di pace!". Mi addolora pensare a come la società di oggi abbia relegato il movimento per la pace a inutile folklore, giudichi i pacifisti un'accozzaglia di vili utopisti poco ancorati agli schemi della realpolitick che invece impone per ogni cosa il giusto compromesso. E invece no: ci sono piazze da tornare ad abitare come popolo della pace che ripudia la guerra; che appende le bandiere arcobaleno ai balconi e che alza il grido allo scoccare di ogni guerra; un popolo che condanna con la denuncia e con uno stile alternativo di vita tutte le logiche economiche che investono sul riarmo delle nazioni - in Italia nel 2022 sarà superato il muro dei 25 miliardi (25,82 in totale) con un aumento del 3,4% rispetto al 2021 e un balzo di quasi il 20% in 3 anni (fonti ministeriali riportare sull'ultimo numero della rivista "Altraeconomia") - e propagandano la chiusura dei confini in nome di un bieco nazionalismo. E questo anche al costo di essere marginalizzati e, come accade in alcune parti del mondo, pagare caro il proprio dissenso. Questa sera ascoltavo in radio la storia di alcuni manifestanti per la pace in Russia, molti dei quali hanno subito l'arresto, oppure le righe coraggiose di un giornale indipendente russo Novaja Gazeta che oggi è uscito in edicola con una versione in due colonne in lingua russa e ucraina dando questa spiegazione: "Pubblicheremo questo numero di Novaya Gazeta in due lingue: ucraino e russo. Perché non riconosciamo l'Ucraina come un nemico e la lingua ucraina come la lingua del nemico. E non lo ammetteremo mai". Il Vangelo proclama "beati i costruttori di pace", beati quelli che ieri come oggi profumano di futuro perchè conservano nel cuore una profezia di un mondo più giusto, libero dall'oppressione.

E infine la terza attenzione ricade sull'educazione. Fra ieri e oggi la chat degli insegnanti della scuola si è riempita di messaggi per cercare assieme le parole giuste per interpretare l'angoscia dei nostri ragazzi per i rumori di guerra penetrati nei loro sogni fragili. Servono adulti credibili, testimoni dunque, che aiutino ad interpretare l'oggi alla luce della storia che indica dove possono crearsi nodi pericolosi; che aiutino i ragazzi del nostro quartiere ad interpretare la loro convivenza fra diversi come un potenziale che arricchisce il mondo; che insegnino l'empatia che ci rende fratelli universali e che mostra che il problema dell'altro è anche il mio e, se portato come un peso assieme, diventa più leggero. Un mondo migliore sarà possibile solo se i giovani sentiranno oggi l'urgenza di assumersi le loro responsabilità e raccogliere dalle mani delle generazioni che li hanno preceduti il testimone della politica, dell'economia e della cura della casa comune.


Don Giovanni



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