Una Comunità pastorale portatrice della gioia della Visitazione
- webmaster
- 5 giu
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Aggiornamento: 4 giorni fa

Siamo una comunità con tanti semi buoni e con tante difficoltà, ma cerchiamo di essere una presenza viva di Gesù Risorto. Questo è, in sintesi, il messaggio emerso dalla Messa di sabato 31 maggio, occasione in cui è stata ufficialmente inaugurata la Comunità pastorale Visitazione della Beata Vergine Maria in Milano, composta dalle nostre parrocchie di San Barnaba in Gratosoglio, Maria Madre della Chiesa e Santi Pietro e Paolo ai Tre Ronchetti (di cui la chiesa di Santa Teresa di Calcutta alle Terrazze è succursale).
Un cammino a piedi per cominciare insieme

La Messa, presieduta da monsignor Giuseppe Vegezzi, Vicario episcopale per la Zona pastorale I (che comprende la città di Milano) e concelebrata da don Paolo Steffano, don Davide Bertocchi, don Francesco Palumbo, don Pasquale Di Giglio e padre Michele Rocco, è stata preceduta da un cammino a piedi, con partenza da ciascuna delle chiese e arrivo a San Barnaba.
I quattro gruppi di fedeli hanno portato per le strade dei nostri quartieri altrettanti teli colorati: arrivati a destinazione, sono stati fissati ai lati del ciborio, lasciando in vista la parte anteriore e quella posteriore dell’altare. Un segno che indicava come, secondo le parole introduttive di don Paolo, «Dio veglia, e protegge il suo popolo in modo convinto e delicato insieme, custode delle differenze e tenace nell’invitarci a concentrare tutto noi stessi verso l’Eucarestia. Dio continua a visitare il suo popolo e sostiene noi, uomini e donne di oggi a visitarci gli uni gli altri».
L’atto di costituzione della Comunità pastorale

Subito dopo, monsignor Vegezzi ha letto il Decreto di costituzione della Comunità pastorale con la nomina del parroco responsabile, ovvero don Paolo, e dei membri della Diaconia, vale a dire, come indica il Direttorio diocesano per le Comunità pastorali, «quanti si dedicano in modo più stabile con più ampia disponibilità di tempo al servizio della Comunità nel suo insieme»: nel nostro caso, Silvia Carlini, Gabriele Gibillini e Glâucia Rodrigues Souza.
A questo atto si sono accompagnati alcuni segni rituali che indicavano ancora meglio la nostra nuova missione, cominciando dalla consegna del Vangelo e degli Oli Santi, più gli elementi aggiuntivi, ovvero un pugno di terra, il “pane della comunione” (un unico pane con quattro tipi diversi di frutti), la preghiera della Comunità pastorale, l’icona della Visitazione (in realtà, una riproduzione del nostro logo) e la maglietta con il logo, per terminare con l’aspersione dell’assemblea.
Gli incoraggiamenti dei nostri santi patroni
La Messa, che ha seguito la liturgia prevista per l’Ascensione, è stata l’occasione per consegnare a Dio il cammino di questi anni, che ha portato alla costituzione della Comunità pastorale, e per pensare a quello che ci attende. Così si è espresso don Paolo nella sua omelia, iniziata constatando che gli interrogativi che abbiamo noi, sentendoci tanto spesso inadeguati o dubbiosi, sono gli stessi che hanno colto gli apostoli nei primi giorni dopo la Pasqua.
Per trovare una possibile risposta, ha immaginato di mettersi a tavola con i patroni delle nostre chiese e di ascoltare le loro parole. Da san Paolo ha ricavato l’invito a pensare che l’obiettivo fondamentale, per ogni comunità cristiana, è l’annuncio della Pasqua. Da san Pietro, una raccomandazione: «Non godete troppo dei successi e non piangete troppo per gli insuccessi».

Da san Barnaba, un altro consiglio, evidente anche dalla seconda lettura: «Impariamo a riconoscere Dio all’opera in ciascuno». A santa Teresa di Calcutta, esempio evidente che sono solo i poveri a evangelizzare la Chiesa in ogni tempo, don Paolo ha affidato il cammino dei giovani, delle famiglie, dei fidanzati.
Maria, Madre della Chiesa, gli sembrava ripetere le parole delle nozze di Cana: «Ancora oggi non c’è più vino». Non è però un lamento, ma un richiamo a ciò che è essenziale e che spesso viene a mancare, come la gioia nel celebrare. Santa Elisabetta era invece ideale rappresentante di tutte le nostre persone anziane che si aprono alla vita e si dedicano alla preghiera e alla liturgia. Anche san Giuseppe ha preso la parola, lui che normalmente è silenzioso, per invitarci a reagire di fronte alla strage degli innocenti del nostro tempo.
Infine, in questa tavola immaginaria, è presente anche Gesù, risorto e vivo, con le sue richieste per la Chiesa di oggi: «Rileggete la Parola, da Mosè in avanti; abbiate nel cuore la Pasqua; uscite dai cenacoli per annunciare al mondo il mio amore».
Gli ultimi avvisi
Prima della benedizione finale, un invito da parte di don Davide: partecipare, se possibile, alla Messa di lunedì 16, alle 18, a San Barnaba, in cui tutti i sacerdoti della Comunità pastorale ricorderanno insieme i loro anniversari di sacerdozio.
Monsignor Vegezzi, invece, aveva un compito da affidarci: «La caratteristica della Visitazione è che Maria va da Elisabetta e diventa, inconsapevolmente quasi, portatrice di gioia perché ha dentro di sé il Signore Gesù; è il mistero della gioia. Il vostro compito, come Comunità pastorale per la Visitazione, è di essere portatori della gioia di Cristo, della gioia del Vangelo».
La serata è proseguita con la festa all’oratorio di San Barnaba, non prima di un ultimo segno, in realtà anticipato nelle parole introduttive alla Messa: è stato piantato un piccolo ulivo, dall’eloquente significato di pace. Qualcosa di cui abbiamo bisogno tutti, anche nel nostro territorio.
Emilia Flocchini
Sarebbe utile disporre del testo scritto, letto da mons. Giuseppe Vegezzi, per la costituzione della comunità pastorale della Visitazione che traduce, per noi, lo statuto delle Comunità Pastorali in vigore dal 2019. Sono indicati, nel testo letto, passi da compiere e camini sa seguire per annunciare oggi la gioia del Vangelo attraverso lo strumento delle comunità pastorali.