Nel nostro cammino di Avvento, cammino incontro al Signore, ci accompagna Giovanni Battista. L'Evangelo di questa seconda domenica di Avvento lo presenta anzitutto nel suo stile di vita essenziale e povero: Giovanni Battista, uomo del deserto ci richiama ad uno stile di vita sobrio, ad una disciplina rigorosa. Anche la predicazione del Battista è intransigente. Si rivolge alla gente che accorre a lui sulle rive del Giordano con accenti duri, al limite violenti: "Razza di vipere…" e con la minaccia di tremendi castighi: "La scure è posta alla radice degli alberi…".
Possiamo dire che il Battista è un educatore rigoroso, esigente, per niente accomodante.
Ma il Battista mi appare un grande educatore non solo per la dura coerenza del suo esempio e delle sue parole. È grande educatore per una ragione che mi è stata suggerita da una osservazione del cardinale Martini nella sua lettera pastorale del 1992-3.
Scriveva: "Sono due le figure del Nuovo Testamento che esprimono meglio di altre questa qualità di un vero lavoro educativo e comunicativo: Giovanni Battista e Maria di Nazareth, entrambi capaci di rinviare all'unico Maestro". Il vero educatore è quindi colui che rinvia all'unico Maestro. Dice infatti Giovanni: "'Colui che viene dopo di me è più potente di me e io non sono degno neanche di portargli i sandali". E ancora consapevole dei suoi limiti: "Io vi battezzo con acqua…egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco".
Mi viene alla mente un famoso dipinto: la Crocifissione di Mattias Grunewald che ho avuto la gioia di poter ammirare.
Sotto la croce di Gesù il pittore ha collocato, con una invenzione che può sembrare arbitraria ma che è assolutamente originale e altamente significativa, anche Giovanni Battista che dice: "Egli deve crescere e io diminuire" mentre con il dito indica appunto il Crocifisso. Il dito indice del Battista è anatomicamente sproporzionato non certo per imperizia del pittore ma perché deve essere potentemente indicativo della persona di Gesù. Giovanni è quel dito indice, Giovanni è tutto in quel gesto: indicare Gesù. Giovanni è totalmente relativo a Gesù. Lo hanno compreso bene i pittori che quasi sempre raffigurano Giovanni con il dito indice rivolto verso Gesù. Per questo Giovanni è un vero educatore perché indica il vero Maestro. Un vero educatore non è preoccupato di richiamare su di sé, sulla sua persona, l'attenzione dei suoi discepoli o scolari ma piuttosto sulla verità, più grande di lui, che è chiamato a trasmettere. Deve quindi, in una certa misura, rendersi progressivamente inutile perché sovrana sia sempre e solo la verità alla quale l'educatore deve condurre. È tentazione per l'educatore, per l'adulto, per il genitore proporre se stesso e tendere a creare nei propri figli, nei giovani a lui affidati la propria immagine. È segno pericoloso quando certe leadership sicuramente utili nel cammino educativo determinano forme di imitazione infantile, ricalco di gesti e linguaggi. Giovanni Battista è grande educatore perché non sequestra la libertà dei suoi discepoli ma è pronto a farsi da parte, pronto a diminuire perché l'altro, l'unico vero Maestro cresca. Questo atteggiamento di Giovanni Battista descrive bene quello che deve sempre essere lo stile della Chiesa, comunità che deve continuamente rinviare a Gesù, alla sua Parola. La Chiesa ha quest'unica ragion d'essere: svelare sempre più nitidamente il volto di Gesù trasmettendone fedelmente l'Evangelo. Anche la Chiesa e in essa le nostre parrocchie, associazioni, movimenti, ecc. possono incorrere nella sottile tentazione di mettersi al centro dell'attenzione, con le loro strutture e il loro peso organizzativo. E invece la Chiesa deve essere un segno che potentemente, efficacemente indica Gesù. Come Giovanni anche la Chiesa non ha altra ragione d'essere che diminuire perché Lui solo, il Signore, cresca.
a cura di Giuseppe Grampa
II domenica di Avvento Is 51, 7-12a;
Rm 15, 15-21
Mt3,1-12
Mi sono soffermato sulla frase:
È tentazione per l'educatore, per l'adulto, per il genitore proporre se stesso e tendere a creare nei propri figli, nei giovani a lui affidati la propria immagine.
Come nonno, parte della comunità educante (genitori, nonni, educatori dell’oratorio, maestri delle elementari e docenti delle scuole medie e superiori) quotidianamente posso scegliere di come essere segno per i nipoti rispettando la loro libertà di contrapporsi a ciò che tento di testimoniare, nel mio cammino di fedeltà al fatto di Cristo morto e risorto per me.
Se i nipoti , nel mio caso, sono “fiaccole da accendere invece che vasi da riempire” ogni mattino al risveglio chiedo al Signore di essere “mascella d’asino “ nelle Sue mani perc…