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Abbiamo ancora negli occhi l'immagine del Presepe, il bimbo avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia e con un balzo di trent'anni oggi l'Evangelo ci presenta Gesù che inaugura la sua vita pubblica dopo i lunghi anni trascorsi a Nazareth, sottomesso a Giuseppe e a Maria. Trent'anni di quella che viene chiamata 'vita nascosta' e che saremmo tentati di considerare insignificanti, trascorsi nella più ordinaria quotidianità, scanditi dai gesti del vivere, del lavorare. Anni di una grigia routine: nessuno, nel villaggio, in quei lunghi anni aveva intuito la misteriosa identità di quel bambino, ragazzo, giovane uomo. E infatti quando Gesù adulto, per la prima volta prenderà la parola nella Sinagoga di Nazareth mostrando sorprendente autorevolezza nell'interpretare le Scritture sacre, la gente si stupirà e si chiederà: Ma costui noi lo conosciamo bene, è uno di noi, lo abbiamo visto crescere insieme ai nostri figli, conosciamo bene tutta la sua parentela. Da dove viene a questo giovane uomo tanta sapienza? Davvero in quei trenta lunghi anni Gesù era stato semplicemente il figlio del falegname. Adesso, conclusa la vita nascosta, Gesù inaugura la sua vita pubblica, i brevi, decisivi anni di annuncio dell'Evangelo fino al dono incondizionato di sé.
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