Contro il male, l'amore è l'unica risposta - Omelia di don Davide Bertocchi per il funerale di Cecilia De Astis
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Pubblichiamo l'omelia di don Davide nel funerale, celebrato oggi a San Barnaba in Gratosoglio, di Cecilia De Astis, parrocchiana di San Barnaba, uccisa lunedì in via Saponaro.

Nella vigilia della Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria abbiamo scelto di ascoltare le stesse letture previste dalla liturgia di domani. Innanzitutto, perché il brano di Vangelo racconta dell’incontro di due mamme: Elisabetta e Maria. Sono due madri sorprese da due avvenimenti inaspettati. Dal loro grembo nasceranno due figli, Giovanni il Battista e Gesù, che cambieranno la storia del mondo. Un mondo da sempre segnato dal male, che con la nascita di Gesù ha trovato finalmente una svolta decisiva. Infatti, la prima lettura dell’Apocalisse rappresenta il male come un drago che vuole divorare il bambino appena partorito, ma Dio sottrae il neonato dal drago per portarlo in un rifugio per un tempo di «milleduecentosessanta giorni» (Ap 12,6). Come molte pagine bibliche, anche queste sono fortemente simboliche. Milleduecentosessanta giorni corrispondono a tre anni e mezzo, cioè, la metà di sette, che nella simbolica biblica il sette indica la pienezza, il compimento, l’infinito; quando nella Bibbia si dice “sempre” si dice “sette”. Questi tre anni e mezzo, cosa sono, la metà di sette? Sono il tempo della storia dove sembra che il drago prevalga, dove sembra che stia prevalendo il male. Ma chi ha scritto l’Apocalisse ha scoperto che con la Pasqua di Gesù, la sua morte e risurrezione, il male è già stato sconfitto: non è ancora eliminato, ma il suo tempo sarà di tre anni e mezzo, cioè, avrà un termine, mentre il tempo del bene e dell’amore sarà di “sette”, cioè avrà ragione di ogni male e sarà infinito, sarà per sempre. L’Apocalisse non è un libro sulla fine del mondo, ma sul senso che finalmente il mondo ha assunto dopo la Pasqua di quel bambino nato dal grembo di Maria. Anche san Paolo lo ha incontrato e lo ha scoperto, tanto da scrivere – l’abbiamo ascoltato nella seconda lettura – tanto da scrivere ai Corinzi che grazie a Cristo ogni male sarà sconfitto, e l’ultimo nemico «a essere annientato sarà la morte» (1Cor 15,26). Gesù con il suo amore ha insegnato che gli unici nemici sono la morte e il male, il male e la morte sono gli unici nemici. Nessuna persona è da considerare nemica, questo è il più grande insegnamento di Gesù, nessuno, neanche se queste persone sono imprigionate dal male. Tanto meno dei bambini, tanto meno bambini ai quali è stata negata l’infanzia e per i quali possiamo solo pregare e sperare che finalmente trovino qualcuno che sappia insegnare loro l’amore che vince il male.
Oggi accanto a mamma Elisabetta e mamma Maria, stiamo accompagnando tra le lacrime mamma Cecilia. Con le lacrime dei figli Filippo e Gaetano, le lacrime delle sorelle Maria e Lina, con Ludmilla e tutti voi parenti e amici. Con mamma voi ragazzi – io chiamo tutti ragazzi – voi ragazzi avete sentito questo amore che è più forte del male. Avete in tutti questi anni gustato la sua bontà. Ludmilla mi ha raccontato che non l’ha mai vista litigare con nessuno. Da ragazzina, come dicevano all’inizio Filippo e Gaetano, come hanno detto Lina e Maria – io ho detto loro che si poteva anche finire lì; bastavano già le cose che avevano detto loro – come hanno detto loro, da ragazzina Cecilia è venuta dalla Puglia con la sua famiglia di origine per poter lavorare e ha vissuto una vita di sacrifici per costruirsi la sua famiglia e dare un futuro ai suoi figli. Ha conosciuto Arcangelo, l’uomo della sua vita e vostro papà, e lo ha amato fino alla fine, fino ai pochi mesi della terribile malattia che ve lo ha portato via tredici anni fa. Voi, Filippo e Gaetano, potreste parlare per ore della storia di amore che avete vissuto con mamma e papà. In questi giorni di dolore sono tante le immagini che si inseguono nel vostro cuore. Piccoli fotogrammi che sono simbolo di una relazione di affetto feconda e abbondante. Tra le immagini che mi avete regalato ieri sera c’è il doppio lavoro che papà faceva, uscendo alle cinque del mattino e rientrando alle nove di sera, per poter un giorno finalmente darvi una casa tutta vostra. Un’altra immagine: mamma Cecilia che continuava a curare papà ammalato, a seguire voi, la casa e il lavoro, nonostante si fosse rotta il braccio. È la determinazione dell’amore che è più forte di ogni male… Sono stato subito colpito dalla prima telefonata con te, Filippo – poi avete citato all’inizio quello che avete detto – sono rimasto colpito quando mi hai detto che tu e Gaetano volevate solo pensare all’amore che mamma vi ha dato in tutta la sua vita. Sono due parole che ho messo tra virgolette: «Solo su questo vogliamo stare», hai detto, Filippo. E questo stiamo celebrando: la sua e vostra storia d’amore, la sua passione per la vita che, altra meravigliosa fotografia e immagine, si esprimeva nell’amore che aveva per le sue piante. Questo stiamo celebrando: la pagina di Vangelo della vostra vita insieme.
La nostra Comunità Pastorale si chiama “della Visitazione” che, come potete notare dal quadro all’ingresso della chiesa, poi vi ho dato l’immaginetta, la Visitazione fa proprio riferimento a Maria gravida di Gesù che va a visitare Elisabetta gravida di Giovanni. Maria visitata dall’arcangelo – Arcangelo! – Gabriele e dal bimbo Gesù, si fa subito anche lei visitatrice e corre dalla cugina Elisabetta. Assieme alla vostra famiglia e ai vostri amici, anche noi di questa comunità vogliamo lasciarci visitare e incontrare dall’amore di Gesù per potervi stare vicini. Solo questo conta.
Contro il male peggiore e inspiegabile l’unica risposta è la vicinanza, l’incontro e la comunione. Solo questo rimane. Tutto finisce, il male finisce, rimaniamo solo noi che veniamo assunti in cielo come Gesù e Maria. E ora mamma Cecilia è assunta in cielo con loro, con papà Arcangelo, con i suoi genitori, vostri nonni, e tutte le persone che ha amato e l’hanno preceduta in paradiso. Come ci avete detto, “solo su questo stiamo, rimaniamo”. Perché è questa la speranza che salva il mondo.
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