Lunga questa pagina evangelica, come lunga la conversazione di Gesù con questa donna senza nome, presso il pozzo nell’ora più calda del giorno. Una pagina che possiamo leggere in modi diversi. Anzitutto come itinerario di fede, cammino della donna alla scoperta del suo misterioso interlocutore. Letta con questa chiave la pagina evangelica ci rivela quali siano gli elementi costitutivi di ogni cammino di fede. Anche ognuno di noi può ritrovarsi nell’itinerario di questa donna. Il cammino della fede ha in Dio il suo principio, è Lui che fa il primo passo verso ognuno di noi. E qui, presso il pozzo è Gesù che rompe il silenzio assolato e chiede da bere. Gesù chiede, assetato. Per la Samaritana forse questo è il primo uomo che si rivolge a Lei chiedendo. Da questa semplice domanda prende avvio un dialogo: di nuovo il cammino di fede è questo dialogo con il mistero di Gesù. È possibile che come nel caso della donna il dialogo rischi di finire prima ancora di cominciare: quanti pregiudizi, quanti fraintendimenti, quante false immagini di Dio possono fare da ostacolo, talvolta insuperabile. Anche la donna, guardando Gesù vede sul suo volto i tratti di qualcuno che appartiene ad una popolazione ostile. Il cammino potrebbe finire qui. Ma Gesù non si lascia vincere da questa ostilità e riprende il dialogo. Così si avvia il cammino di scoperta di quest’uomo. E mi sembra stupenda la lenta progressiva scoperta del volto di Gesù da parte della donna. Non una scoperta improvvisa ma il lento svelarsi della sua identità. Non avviene così anche per noi quando giorno dopo giorno impariamo a conoscere una persona a scoprirne l’identità profonda?. Un percorso che non ha fine e dona anche dopo lunghi anni di strada insieme la gioia di una fedeltà sempre nuova. Nella pagina evangelica i passi di questa progressiva scoperta sono i nomi che donna adopera per rivolgersi al suo misterioso interlocutore. In un primo momento Gesù è solo un Giudeo e in quanto tale nemico. Ma poi si fa strada l’intuizione di una grandezza paragonabile a quella del patriarca Giacobbe proprio lui aveva scavato il pozzo. E ancora la donna ricorre ad un altro titolo, quello di profeta, per designare chi le sta dinanzi. Ma cresce in lei la consapevolezza della singolarità di quell’uomo fino a chiedersi se addirittura non sia proprio lui il Messia, l’Atteso. Così la donna presenterà alla gente del villaggio il suo ancora per poco misterioso interlocutore. Sarà la gente stessa a dire: “Questi è veramente il Salvatore del mondo”.
Davvero mi incanta questa pagina, questo lungo dialogo presso il pozzo, alla scoperta del volto di Gesù. E la pazienza di Gesù che prende tempo, non poco tempo, sotto il sole del mezzogiorno per accompagnare la donna. Anche questa mi sembra una regola preziosa nel cammino di fede, ma possiamo anche aggiungere nel cammino di ogni autentica relazione umana, di amicizia, di amore. Ci vuole tempo e i passi dapprima incerti e poi via via sempre più sicuri sono necessari: allora evitiamo ogni fanatismo, ogni intolleranza che vorrebbe tutto subito: sappiamo accogliere ogni pur modesto frammento di verità, da chiunque provenga. Questa pagina vuol fare di noi compagni di strada di ogni uomo o donna, in ricerca, tutti, del volto del Signore. Non ci prenda la presunzione frettolosa di disporre di risposte già belle e pronte: Alla donna Gesù non dà alcuna risposta, la ascolta e la interroga perché scopra il suo bisogno profondo. Era venuta a cercare acqua e ha incontrato qualcuno che certamente ha cambiato la sua vita facendo di lei la prima testimone dell’Evangelo. Prima degli Apostoli, prima di tutti discepoli c’è questa donna senza nome che ancora oggi ripete a noi: “Venite a vedere…”.
Giuseppe Grampa
II domenica di Quaresima Dt 5, 1-2.6-21;
Ef 4, 1-7;
Gv 4, 5-42;
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