Sono due mesi dal mio ultimo arrivo in Turchia.
Stiamo celebrando la settimana della Passione di Gesù, cioè la settimana della pienezza dell’amore di Gesù. Si è questa la settimana in cui un amore appassionato, sconfinato, che ha vissuto accogliendo e amando ogni uomo arriva a dare la vita. La vita non gli è stata presa, ma l’ha donata, perché ciascuno potesse essere sé stesso e sentirsi accolto fino in fondo, amato, e così scoprire il vero volto di Dio.
Io sto lentamente, YAVAⱾ YAVAⱾ (come si dice in turco) imparando la lingua e cercando di gustare la diversità di questa terra e della sua gente, cercando di vivere questo alla luce di quell’amore gratuito che si celebra nel Mistero Pasquale e che è ciò che regge la mia vita, la vita di ogni uomo e di questo mondo. La mia scuola per ora è una scuola popolare per stranieri organizzata dal comune di Trabzon, città in cui per ora abito. Da noi le scuole per stranieri vengono organizzate spesso da parrocchie e associazioni, qui invece è lo stato che cerca di integrarli. Questo mi permette di essere in contatto con un’umanità provata (i miei compagni sono Iraniani, Iracheni, Afgani, Siriani, Palestinesi) e fare con loro un piccolo tratto di strada.
In questo non mancano sicuramente le fatiche. La più grande è quella di celebrare la Messa senza comprendere praticamente niente. Sono però contento di essere in questa terra e di incontrare questo popolo e queste piccole comunità di cristiani che mi stimolano nella mia fede.
Per ora non ho molto altro da condividere se non il mio affetto per chi ho incontrato nel mio cammino.
Se vi interessa tenervi aggiornati su ciò che vivo, sulla terra che in questo momento abito o su alcune mia riflessioni potete seguirmi su YouTube e su Instagram.
Attilio Cantoni @rilassati
Caro Don Paolo,
Mi presento perché non ci conosciamo. Avrai sicuramente giá sentito parlare di me, e mi scuso se non ti ho scritto prima, ma solo per pigrizia ed anche per il tempo che a volte mi manca.
Sono P. Giuseppe Negri, originário di San Barnaba, missionario del PIME, e mi trovo in Brasile da piú di 30 anni. Oggi sono vescovo di un quartiere della Grande San Paolo, e la mia diocesi chiamata “Santo Amaro”, raggiunge uma media di quasi 4 milioni di abitanti.
Santo Amaro si chiama cosí, ma in realtá sarebbe San Mauro, che per non confondere com i Mori che arrivano in Brasile con brutte intenzioni, finí per chiamarsi Amaro.
Sono legato a San Barnaba per gli anni nella mia gioventú che mi hanno formato e cresciuto nella fede e nella vocazione. I sacerdoti santi che sono passati negli anni della mia adolescenza, mi hanno attratto per il loro stile e per la loro santitá ad uma vida di consacrazione.
Sono stato ordinato nel 1986 dal caro Card. Martini e sono partito súbito per la missione. Sono tornato in Italia nel ´95 dove mi sono laureato in Psicologia alla Gregoriana, sono della stesso linea di Don Parolari. I superiori avevano visto in me qualcuno che potesse lavorare nella formazione, ma il Papa bendetto mi há “portato via”a dispetto dei miei superiori.
Nel 2006 sono stato ordinato vescovo ausiliare di uma grande cittá del Sud del Brasile, Florianópolis. Nel 2009 sono stato trasferito a Blumenau come vescovo residente (uma diocesi com 600.000 abitanti), e nel 2015, papa Francesco mi há nominato vescovo di Santo Amaro. Sono qui da 9 anni.
Sono nella periferia di San Paolo, la parte piú povera, com piú di 300 favelas , ed anche la piú popolata . Uno degli 11 decanati che abbiamo qui, somma 400.000 abitanti. Puoi immaginare i generi di sfide che ogni giorno siamo chiamati ad affrontare .
Grazie a Dio lo scorso anno, papa Francesco mi há concesso um vescovo ausiliare che colabora com me, quindi, ora il lavoro é dimezzato, anche se le grane piú grosse sono io che devo risolverle. É um po´come il parroco com i suoi vicari.
Quando verró in Itália prossimamente ci metteremo d´accordo cosí che possa parti visita.
Per ora auguro a te e a tutta la Comunitá parrocchiale, che il Risorto possa dischiudere dei barlumi di LUCE e di PACE di cui abbiamo veramente necessitá.
A te, a tutti i sacerdote e religiosi, e al nostro popolo fedele, i miei piú cordial auguri di Santa Pasqua 2024.
p. Giuseppe Negri
Dom José
Cari amici
delle comunità parrocchiali di Gratosoglio e dintorni, di San Barnaba e dintorni.
Vi mando questo messaggio dal Brasile per augurarvi una Buona Pasqua di Resurrezione. Abbiamo veramente bisogno di risorgere. Non possiamo più rimanere schiavi del nostro io. Ogni anno Gesù ci dà una nuova possibilità. In realtà, ogni momento é buono per non credere al male ed investire nel bene, ma la Pasqua è un tempo privilegiato.
Per chi non mi conosce sono Padre Lorenzo. La mia vocazione nasce all’oratorio di San Barnaba e trova casa nel SERMIG, all’Arsenale della Pace di Torino da dove, nel 1999, sono stato inviato come missionario in Brasile.
Vi scrivo da San Paolo, la più grande metropoli del Sud America, polmone economico del Brasile, dove sono responsabile di due comunità parrocchiali e dell’Arsenale della Speranza, una grande casa che accoglie “uomini di strada”, 1.200 ogni notte.
Essere missionari in una metropoli come questa, ti da spesso l’idea di vivere in un grande centro commerciale – dove ognuno pensa solo al proprio profitto –, che si trasforma in un immenso deserto di fede, non per mancanza di spiritualità, ma perché ognuno si aggrappa al proprio modo di credere, al proprio Dio, senza pensare all’altro, al fratello.
Come si può essere missionari nel più grande “centro commerciale” del Sud America e in un così vasto “deserto di fede”? Testimoniando la nostra fede nella resurrezione di Cristo il Sábado Santo, con le campane delle nostre chiese che suonano senza timore. Anche quest’anno sarà il più grande atto di missionarietà che possiamo vivere lí dove ci incontriamo per celebrare la Pasqua.
Auguro anche a voi la stessa forza e la stessa convinzione.
P. Lorenzo Nacheli
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