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Un Natale con braccia aperte e mani vuote

Aggiornamento: 16 gen 2021


Carissimi, c’è un’immagine che in questi giorni mi accompagna più di tutte ed è quella di un presepe realizzato da un caro amico che da alcuni anni lotta per la salute. Le case, la capanna e anche i personaggi li ha fatti e vestiti lui, così come gli suggeriva il cuore.

Sua madre osservando il particolare delle loro braccia aperte e delle loro mani vuote mi dice: “sembrano rappresentare bene l’umanità intera in questo Natale”. Sì, forse Dario ha preparato in anni non sospetti un presepe per questo tempo.

Penso a chi è tentato di lasciarsi cadere le braccia per lo scoraggiamento a causa delle conseguenze della pandemia sui vari fronti della salute, delle relazioni, del lavoro, ecc.

Come penso alle braccia aperte di chi attende di poter stringere nuovamente i propri cari da una casa di riposo, da un letto di ospedale o anche solo dalla propria abitazione per prudenza non visitata da familiari e amici. Penso a chi attende di poter abbracciare i propri genitori o la persona amata e a chi ormai non aspetta altro che tornare ad abbracciarsi in paradiso.

Penso a chi non smette di invocare Dio nella preghiera e ripete le nuove parole del Padre nostro declinandole così: “non abbandonarci alla tentazione di considerarti disinteressato o addirittura nemico” Dacci il pane quotidiano: la salute, il lavoro, la forza di sperare e il coraggio di amare.

E poi ci sono le mani vuote. Quante volte abbiamo provato vergogna di trovarci a mani vuote? Non fa piacere a nessuno misurare l’infruttuosità del proprio lavoro costato impegno e sacrificio, o il fallimento delle proprie aspettative per la propria famiglia o per gli amici.

Immagino la delusione di medici e operatori sanitari di costatare la vittoria della morte sulla dedizione competente ed eroica profusa senza risparmiarsi. Come pure di tutti coloro che hanno cercato di alleviare la solitudine e la preoccupazione di molte famiglie in particolare per far fronte all’emergenza educativa per le giovani generazioni. L’immagine delle mani vuote ben descrive lo stato d’animo di molti, di tutti…

Infine, mi dice sempre la mamma di Dario, “se guardi San Giuseppe ci invita ad entrare per essere accolti da Gesù e sua madre”.

Grazie San Giuseppe! Il gesto della tua mano mi rassicura ma anche mi sbarella del tutto. Ci dici che braccia aperte e mani vuote non impediscono di partecipare alla gioia del Natale di Gesù. E poi che in questa festa, come in ogni festa cristiana, siamo noi gli accolti, gli amati, i perdonati. Ed è una lezione in linea con quanto la pandemia ci sta ricordando del mistero della vita umana: siamo niente eppure amati da Dio.

Ottienici San Giuseppe la grazia di imparare da questa prova a lasciarci amare dal Padre e a permettere al suo amore di rinnovare i nostri cuori e le nostre vite. Ottienici di crescere nella fede e nell’amore fraterno. Amen.

A braccia aperte e mani vuote: Auguri di un Santo Natale!

don Alfredo

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