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Se la vita non si fa ricerca.


"La verità è nel fondo di un pozzo: tu guardi in un pozzo e vedi il sole o la luna; ma se ti butti giù non c’è più né sole né luna, c’è la verità".

Scrive così Leonardo Sciascia nel suo "Il giorno della civetta".


La storia col suo impietoso sguardo ci consegna un metro di giudizio sull'umanitá: la sostanziale differenza fra un uomo e l'altro consiste in chi è assetato di verità e decide di sporgersi su quel pozzo per calarsi dentro, e chi invece resta solo affacciato, credendo che il riflesso del sole o della luna siano il sole o la luna stessi! Non importa allora quanti libri hai letto o quali titoli accademici tu abbia conquistato: conta la tua fame di conoscenza che ti porta a non fermarti mai e ad aggirarti curioso per il mondo.

Agli uomini che hanno in tasca sempre una soluzione o che, arroganti, strillano le loro mezze verità, spesso quelle metà sbagliate, io preferisco quelli del dubbio, quelli inquieti, quelli del "forse", quelli che sanno tacere ed ascoltare.

Dico questo pensando alla parabola di questa domenica. C'è una festa e un pranzo di gala già apparecchiato che vengono totalmente disattesi. Tutti quelli in lista, i chiamati della prima ora, hanno una scusa pronta per andare altrove. Non sapevano cosa fosse la fame. Fuori di metafora, sazi della loro pratica religiosa, del loro legalismo puntiglioso, della pretesa di avere in tasca la conoscenza di Dio, si permettono di voltare le spalle. Trova invece posto a quella tavola il povero che sa di dipendere, il pellegrino affamato, il mendicante di verità, l'uomo che sa di non bastare a se stesso.

Conosco, fra le mura delle nostre comunità o nei circoli sociali o politici che mi capita di frequentare, persone che sono uguali ai primi, vecchi perché da sempre seduti, oppure affetti da una bulimia consumistica che ha azzerato ogni anelito verso l'Altro. Ma conosco anche uomini e donne che, magari vecchi, in realtà non sono invecchiati, persone agili e da cui non ti staccheresti mai perché lasciano dilagare la curiosità e sono avvincenti e affascinanti.

Ma queste righe le scrivo pensando anche ai prossimi giorni che ci attendono, la solennità di Tutti i Santi e la Commemorazione dei fedeli defunti, in cui lo sguardo si alzerà verso l'alto, più che ripiegarsi verso il basso.


Il fascino dei Santi ci metta in cuore quell'inquietudine che spinge alla perfezione e la domanda sulla morte, che è pienamente Maestra di Vita, ci riscatti dalla banalità in cui possiamo annaspare, magari senza accorgercene, se la vita non si fa ricerca.

Don Giovanni

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