Davvero singolare la vita di Gesù: pochi anni dedicati a girare come predicatore ambulante ripetendo parole che il tempo non ha cancellato e che ancora oggi dopo duemila anni sono per tanti parole decisive, una morte violenta, una misteriosa presenza dopo la morte…e prima?
Circa trent'anni che saremmo tentati di dire insignificanti: sottomesso a Giuseppe e a Maria in uno sperduto villaggio. Niente altro. Davvero una vita nascosta. "Veramente tu sei un Dio nascosto" come afferma il profeta Isaia. Che cosa avrà fatto in quegli anni? Ha succhiato il latte dal seno di sua madre, ha imparato a parlare, ha giocato con i ragazzi del villaggio, quante volte sua madre avrà gridato il suo nome per richiamarlo in casa, e Giuseppe perché gli desse una mano nel lavoro del legno. Questi semplici gesti di una vita ordinaria sono entrati nella vita stessa di Dio: la nostra quotidianità è diventata la quotidianità stessa di Dio. Giuseppe e Maria in quegli anni trasmettono al figlio con la lingua del Paese, gli usi della tradizione ebraica: tra questi l'annuale pellegrinaggio a Gerusalemme.
La strada per Gerusalemme Gesù l'ha imparata camminando con Maria e Giuseppe e la carovana degli altri pellegrini. Quando, adulto, deciderà risolutamente di salire alla Città santa luogo del compimento della sua esistenza, certo avrà riconosciuto percorsi e luoghi imparati fin da questo primo viaggio quando ha appena dodici anni. Penso che compito della famiglia, dei Genitori soprattutto, sia quello di trasmettere ai propri figli con la vita i significati, i valori, le ragioni del vivere, trasmettere quel patrimonio di senso che abbiamo a nostra volta ricevuto e che costituisce il lascito più prezioso di una generazione all'altra. Portando per mano il dodicenne Gesù fino al Tempio di Gerusalemme Maria e Giuseppe non condizionano la sua libertà, non esercitano una indebita violenza, come forse noi oggi pensiamo: lo introducono nella grande storia del loro popolo, lo collocano dentro una vicenda umana e religiosa secolare. Così é stato anche per ognuno di noi: se siamo qui è perchè qualcuno ci ha presi per mano e ci ha accompagnati nel cammino della vita e della fede: provate a ricordare con gratitudine la mano che vi ha accompagnati. Ma la pagina evangelica ci riserva una sorpresa: Gesù resta nel Tempio e conferma questo gesto con una parola che può sembrare impertinente: "Perché mi cercavate…" e aggiunge una parola che è misteriosa anticipazione del suo futuro: "Io devo occuparmi delle cose del Padre mio".
Annota l'Evangelista che né Maria né Giuseppe comprendono questa parola. Annotazione che allude alla misteriosa identità di questo ragazzo, ancora oscura per i suoi Genitori. Ci sono parole di Dio che restano misteriose, .più grandi della nostra intelligenza, inafferrabili dai nostri concetti. Ma in qualche misura ogni figlio pur generato da quest'uomo e da questa donna, con il colore degli occhi di sua madre e il carattere di suo padre, pur così somigliante nei tratti del volto resta per i suoi genitori una parola inedita e che non è dato di comprendere appieno. C'è in ogni figlio una promessa di futuro, un sogno che non è dato di poter esaurire o dominare, ma solo accogliere, accompagnare, sostenere. Possiamo dire che la famiglia siede tra il passato e il
futuro: custodisce e trasmette un passato e si apre ad un futuro che può essere decifrato solo negli occhi dei figli.
Giuseppe Grampa
FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA Is 45,14-17
Eb 2,11-17
Lc 2,41-52
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