La Verità ci renderà liberi.

Tu, Signore, sei la Parola che è il nido caldo in cui nutrirmi di orizzonti nuovi
Tu, Signore sei la Verità che si rivela a me
Tu, Signore, sei la liberazione da tutte le mie oppressioni
Promessa di una liberazione collettiva
Mi sgorga dal cuore questa preghiera quando inizio a riflettere sulla pagina evangelica che ci fa compagnia nella terza domenica di quaresima.
Una lunga requisitoria fra Gesù e quei "Giudei che avevano creduto in lui", che termina con il più vile degli atteggiamenti: di fronte a chi non poteva avere torto, piuttosto che arrendersi, lo attaccano violentemente e così "presero delle pietre per lapidarlo".
La Verità ci renderà liberi. Nella Parola, come in tutta la tradizione ebraica, la Verità è tutt'altro che un coacervo nozionistico che sta davanti al soggetto come un oggetto da conquistare. La Verità è una progressiva rivelazione che bussa alla tua porta, a tratti con prepotenza credo, ma per trasformare il cuore, lo sguardo; è una persuasione che, in un processo, alla fine ti cambia radicalmente. La Verità è dialogica, pur di affermarsi, ammette errori, cadute, marce all'indietro ma poi ti avvince e ti attrae a sé.
Un sogno che inizia a rapirti il cuore alla fine scatena le tue migliori energie: ecco perchè la Verità ci rende liberi di agire.
Liberi da chi? Anzitutto da noi stessi che siamo i nostri primi oppressori ancorati come siamo ai vecchi moduli, incancreniti nelle nostre mediocrità, crocifissi ai nostri errori. Liberi per dirci figli e in quanto figli di agire coerentemente alla maniera di Dio.
Ma questa pagina di Vangelo può avere anche una risonanza più ecclesiale o civile.
C'è un mondo di oppressi e oppressori.
E normalmente gli oppressori censurano le parole, la Parola, che può schiuderti a un incontro con la Verità.
L'oppressore odia la Verità: si nutre dell'indifferenza dell'altro e al massimo ammette mezze verità, meglio se artefatte.
E poi ci sono gli oppressi: popoli che non conoscono il potere della lingua, che vivono in una situazione di emarginazione, che mai riusciranno ad entrare nella sala dei comandi per sovvertire le sorti del mondo, sempre costretti alla sopravvivenza e sempre più incapaci di liberazione. Scrive Paulo Freire ne La pedagogia degli oppressi: "L'oppresso, dopo aver interiorizzato l'immagine dell'oppressore e approvato le sue linee guida, ha paura della libertà".
Il mondo ha bisogno di una Parola di denuncia e assieme di cura, ha bisogno di una Verità, ha bisogno di liberazione di popoli oppressi da ogni parte. Per questo il Vangelo non può essere taciuto.
Don Giovanni