Il valore della memoria
Scriveva Cesare Pavese: “Le cose si scoprono attraverso i ricordi che se ne hanno. Ricordare una cosa significa vederla - ora soltanto - per la prima volta.”

Questa citazione mi sembra appropriata come chiave di lettura capace di aprire il senso della Parola di questa domenica. Paolo mentre racconta di sé ritrova non solo il perché delle sue scelte ma anche il gusto di essere discepolo e apostolo e il coraggio di proseguire per la sua strada. E lo stesso si ripete nella seconda lettura in cui, alla sua comunità di Corinto, fa memoria dei caposaldi della sua fede: la sua debolezza e la Potenza di Dio o in altre parole il peccato e la Grazia, la pochezza e il Tutto che si è rivelato. Anche il Vangelo ribadisce il valore della memoria: i due discepoli in fuga da Gerusalemme, delusi per quanto accaduto, disillusi dall'epilogo di un'avventura che aveva scaldato il loro cuore, disincantati rispetto al racconto delle donne sulla Risurrezione, dovranno riprendere in mano la grammatica che il Risorto insegna loro con pazienza lungo il cammino e fare memoria delle Scritture per ritrovare la fede e riconoscerlo da quel momento in poi nel gesto del Pane spezzato. La strada per noi è la stessa: per ritrovare la fede nei momenti di oscurità, per non smarrire la certezza che Dio c'è oggi assieme alla promessa che sarà per sempre dalla nostra parte, dobbiamo guardare al passato e fare memoria. Ricordiamo quali sogni ci ha consegnato, veri e propri desideri nel senso letterale: "de-sideris", dalle stelle, scintille di felicità che venivano da lui. Ricordiamo quali persone ha messo sul nostro cammino capaci di sostenerci e testimoniare il suo Amore. Ricordiamo che la sua Provvidenza non ci ha mai abbandonato e non c'è mancato mai nulla. Ricordiamo come nelle ore più buie davvero ci ha preso sulle sue spalle e ci ha fatti guadare il torrente della nostra disperazione. Ricorda e cammina! E un secondo pensiero si lega al primo. Oggi più che mai sentiamo una sorta di complicità con i due discepoli di Emmaus: Gesù cammina con noi, potremmo fiutare la sua presenza, eppure i nostri occhi sono incapaci di riconoscerlo e preferiamo stare ripiegati sui nostri malumori, le nostre paure, le nostre incertezze. Se solo comprendessimo che anche oggi ci ha aperto la mente alla Scrittura; se solo sapessimo farla nostra, fino in fondo, si accenderebbe nel cuore lo stesso fuoco di quei due. E soprattutto spezza il pane per noi: non lo vedono i nostri occhi ma sappiamo che è qui. Se lo vedessimo non lo riconosceremmo. E ci resta quel Pane, imperativo a vivere in sua memoria, a fare come lui, a spezzarci per amore in obbedienza alla nostra vocazione. Beato chi mette in pratica queste cose!
Don Giovanni