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Gli ultimi passi dell’anno liturgico

Carissimi,

siamo alle ultime battute dell’anno liturgico e cerco di raccoglierne il messaggio e la provocazione che contengono per la nostra vita in questo tempo.


La domenica della Dedicazione del Duomo segna il passaggio verso questo ultimo tratto. In essa siamo stati invitati a rinnovare la gratitudine per far parte del cammino della Chiesa in questa particolare porzione che è la Chiesa di Milano. La nostra città, come dice il nome latino mediolanum, è per la collocazione geografica luogo di incontro tra genti diverse ed è attraversata ogni giorno da una marea di persone che confidano in essa per nutrire di pane, sapere, e bellezza i propri figli. E la Chiesa nella città è impegnata a rispondere a queste attese in molti modi, anche prestando attenzione e cura alle fatiche e povertà di tanti.

In questo GRAZIE c’è anche spazio per la preghiera e il rinnovato impegno per le nostre comunità del Gratosoglio, ciascuna con le sue caratteristiche e la propria storia.


Oltre ai risvolti personali di questi spunti, quest’anno questo messaggio ci raggiunge mentre muoviamo i primi passi verso la Comunità Pastorale. La memoria riconoscente per i doni ricevuti nella propria comunità è il primo passo da compiere per raccogliere la nuova sfida che ci è affidata. E domenica 6 novembre alle 15,30 all’oratorio di San Barnaba avremo modo di condividere e arricchire il racconto di questa memoria.



La domenica odierna invece ci chiede di spalancare gli occhi del cuore alla missione del Vangelo “ai confini della terra”.

È una missione mai conclusa e sempre capace di affascinare uomini e donne pronti a partire per condividere le condizioni di vita dei fratelli a cui sono mandati nel nome di Gesù.

È occasione per ricordare nella preghiera i tanti missionari che portiamo in cuore, in particolare quelli partiti dalle nostre parrocchie, e per rinnovare l’attenzione di carità per le necessità che incontrano. È anche provocazione a chiederci come viviamo il mandato missionario noi qui, con l’esempio e se possibile con le parole, verso i nostri vicini e famigliari che non conoscono Gesù o hanno smarrito la fiducia in Lui.



Sempre pensando alla Comunità Pastorale ricordo le parole dell’Arcivescovo Scola, qualche anno fa, che ricordava come nel tempo presente ogni singola parrocchia è incapace di rispondere pienamente alla domanda di evangelizzazione del mondo che la circonda. Dunque non un nuovo assetto organizzativo in grado di supplire al minor numero di preti ma una esperienza di comunione e condivisione allargata per un nuovo slancio missionario.



Vivremo poi le celebrazioni di Tutti i Santi e di Tutti i defunti (gli orari sono nella sezione Eventi, oppure cliccando qui), che contengono l’invito a volgere lo sguardo interiore alla meta del cammino terreno ricordando che siamo fatti per l’eternità. Non sono giorni di malinconica tristezza ma di professione di fede nella Pasqua di Gesù e di rinnovata speranza nella “risurrezione della carne” (che siamo noi).

Visitiamo i cimiteri lodando il Padre per il dono di tanti Santi (anche se non “da altare”) che hanno accompagnato la nostra vita (nonni, genitori, coniugi, figli, parenti o vicini di casa, insegnanti, catechisti, colleghi, preti e suore…) e invochiamo la sua misericordia per i defunti che ancora ne hanno bisogno.



Da queste celebrazioni chiediamo al Signore di ripartire con una speranza più grande rispetto al cammino del mondo e anche delle nostre comunità e famiglie.

Ogni tanto mi ripeto le parole che la Madonna disse a Bernadette “Non ti prometto il paradiso sulla terra”: e riparto più leggero.



Infine la domenica di Cristo Re chiude l’anno liturgico. La sua regalità è quella d’amore che si dona fino al perdono sulla croce. È la regalità della carità a cui ci è dato di partecipare, per grazia e non per merito, dal Battesimo. Questa ultima domenica è il tempo di verificare come ci siamo lasciati plasmare dalla celebrazione eucaristica domenicale per portare frutti di autentica fede, speranza e carità.



Per questo motivo nella nostra diocesi in questo giorno si celebra la GIORNATA DIOCESANA CARITAS: per sottolineare che per il credente la carità è il frutto maturo della vita cristiana a cui tendere nutrendoci della Parola e dei sacramenti.

Nel canto La vita nell’amore cantiamo: “Ma dove attingeremo la forza dell'amore? Chi mi darà il coraggio di offrire la mia vita?” e subito dopo: “È nel Signore solo che trovi il vero amore; a lui chiedi la forza e un cuore nuovo avrai!” Solo dalla celebrazione eucaristica, vissuta con fede e portata nella vita, questo amore ci è donato e reso possibile, perché non siamo chiamati a donare noi stessi ma l’amore di Gesù (certo donando noi stessi).



Permettetemi anche un’ultima cosa. Occorre che torniamo alla Messa “in presenza” e non solo alla TV. Non solo perché non siamo più in situazione di grave pericolo per la pandemia ma anche e soprattutto perché “senza la domenica non possiamo vivere” (espressione dei martiri di Abitene, nel 303 d.C. sotto la persecuzione di Diocleziano) e la domenica ha il suo cuore nella Messa celebrata con la comunità cristiana.

Non intendo far venire lo scrupolo di coscienza ai malati o agli impossibilitati per altre ragioni a prendervi parte, ma penso che per la maggior parte di coloro che con la pandemia hanno smesso di frequentare le celebrazioni sia questione ora di comodità e pigrizia. Il respiro comunitario, che nella Messa ci è offerto incontrando e pregando con gli altri, fa bene al cuore e al fisico… senza parlare del dono immenso che è ricevere la Comunione sacramentale.

don Alfredo

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